17 lug 2007

Il clic di mozzi e la civiltà della scrittura verticale continua

Il 26 giugno 2007 ha ripreso le pubblicazioni della storica rivista Vibrisse, con nuovi intenti. Faccio mia la proposta velleitaria di Giulio Mozzi comunicando che l'idea di Verde Memoria si situa esattamente in quella ricerca sul "campo letterario" proposta chiaramente da Mozzi, che qui riporto: "La cosa che vorrei fare con Vibrisse nei prossimi mesi, diciamo nel corso del prossimo anno, è: tentare una descrizione del campo letterario italiano contemporaneo. Si tratta di un'intenzione quanto mai velleitaria. Per "campo letterario italiano contemporaneo" intendo: l'insieme delle relazioni che sono in atto tra i soggetti che hanno che fare con la letteratura, in Italia, oggi: lettori, scrittori, editori, funzionari editoriali, agenti letterari, critici, giornalisti, tipografi, autori di programmi televisivi, librai, grossisti, promotori, insegnanti di ogni ordine e grado, vetrinisti, dirigenti di catene di librerie, eccetera. Scrivo "eccetera" perché mi sembra il caso di essere, almeno all'inizio, inclusivi piuttosto che esclusivi. [...] Le ricerche sul reale funzionamento del "campo" o "ecosistema" letterario italiano contemporaneo sono assai poche. La ragione di questa scarsità sembra evidente: non fa piacere a nessuno che si svelino le "reti di relazioni", che sono un "capitale" fondamentale per la sopravvivenza, e che tanto meglio funzionano quanto più sono inconosciute e inaccessibili. Per giungere a questa descrizione del campo letterario italiano contemporaneo (Clic), propongo di scegliere un punto di osservazione e un metodo. Il punto di osservazione è: poiché dentro il clic si entra solo e soltanto per cooptazione, il momento dell'ingresso mi sembra talmente decisivo da poter essere scelto come punto di osservazione (o, meglio, punto da osservare) [...]"
Un altro punto di partenza (oltre oltre le interviste proposte da mozzi, che lui stesso definisce "difficili" poiché è problematico stanare questi "interni") potrebbe essere una "geografia dell'avanguardia" i cui estremi lembi di dibattito a mio avviso si hanno nella violenta stroncatura all'Annuario di poesia dell'illuminato Genna (che ai tempi di Clarence ahimé stroncava anche il Cinema Naturale di Gianni Celati) che ripropone l'antica, spiacevole, asse di conflitto Milano-Roma. E poi si potrebbero rivedere epigoni di luoghi comuni ancora persistenti: la Firenze ermentica, Torino esoterica e neoorfica, Genova avanguardistica, Vicenza psicologa e bigotta, il Friuli e la frontiera, la Sicilia e il mediterraneo e così via. La persistenza di questi elementi geografici nel campo ha ancora più peso di quanto si potesse pensare. Ma il problema è sempre nella dialettica tra legittimità e consenso. Internet ha smosso un po' le carte in tavola guadagnandosi visibilità e consenso ma tutta l'accademia ancora diffida e le ragioni sono molte, dalla perdita di controllo sull'attendibiltà dell'informazione alla "sindrome da copia e incolla" e alla fobia del furto. Eppure, la "scrittura verticale senza pagine" esercita ed ha esercitato una modifica forse più violenta dell'impatto della stampa descritto nella Gutemberg Galaxy dello smilzo Mc Luhan visto ieri in Annie Hall (1977). Con la stampa la scrittura verticale senza pagine condivide una componente di fondo: l'espansione della comunicazione porta ad un radicalizzarsi delle posizioni. In certe schermate vedo il germe "protestante" dei libelli di Martin Marprelate del XVI secolo o la violenza verbosa e allusiva degli "University Wit" come Thomas Nashe, assoldati a difendere la corte o i puritani... Anche in quel caso la polemica si indirizzava su canali impensabili fuori da una civiltà a stampa. Analogamente, il discorso della Clarence di Genna e della società delle menti mi pare fu unico proprio nel suo utilizzare la libertà di un mezzo che tuttavia, oggi come allora, determina in modo incofondibile espressione e discorso. Un'informazione dislocata per un pubblico "dislocato" che autoapprende. Ci torneremo. Per ora un bocca al lupo a Mozzi.

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